Partito Repubblicano Italiano Consociazione Calabria

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Roberto Mirabelli (07.01.1854 - 26.08.1930)  

 

Roberto Mirabelli [Amantea (Cosenza) 7 gennaio 1854 - Napoli 26 agosto 1930]
Figlio di Nicola e Mariantonia di Lauro, terzogenito di cinque figli. La famiglia Mirabelli era una delle nove famiglie che componevano il sedile della nobiltà di Amantea. Dopo aver trascorso l'infanzia ad Amantea fu mandato a Napoli nel collegio dei nobili Altavilla per dedicarsi agli studi e, dando prova di un ingegno non comune, si rivelò una promessa. All'età di 13 anni già componeva versi e scriveva novelle.  Giovanissimo pubblicò vari scritti nel giornale «Pro Patria » e in alcuni periodici del Cosentino tra cui «Cronaca di Calabria », «Il Corriere Bruzio », «Il Bruzio », «La Sinistra » e «Il Pro Calabria ». Successivamente collaborò con giornali nazionali tra cui «La Voce Repubblicana », «Il Mattino », «Il Giorno », «Il Messaggero », «Il Roma », «L'Avanti » e «Il Corriere della Sera ».  Le prime opere pubblicate gli diedero sùbito fama di valente scrittore.  La sua produzione, vasta, è composta da scritti di letteratura, storia, politica e diritto.
S'iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza e conobbe Matteo Renato Imbriani il quale, sapendo che anche lui riteneva prioritario il completamento dell'Unità nazionale (in numerosi scritti sostenne con vigore l'italianità di Nizza e della Dalmazia), lo volle collaboratore a «L'Italia degli italiani » organo dell'associazione «Italia irredenta », nata col fine di unire all'Italia le terre ancora sottoposte alla dominazione austriaca.  
Condusse battaglie sui problemi dell'Italia del suo tempo quali la realizzazione delle ferrovie nel Mezzogiorno, la bonifica delle zone paludose, la libertà di associazione e di riunioni, e il sistema elettorale; favorevole al proporzionale, a difesa delle minoranze. La battaglia, all'epoca rivoluzionaria, è quella per concedere il voto alle donne. Allo scopo nel 1903 presentò un progetto di legge che proponeva addirittura il voto politico, ma la sua proposta all'epoca non ebbe molta considerazione.
Grande assertore del sapere, fu cittadino integro, combattente contro gli errori, i pregiudizi e le falsità . Era convinto che per il corretto esercizio della politica fossero necessari i diversi saperi, quindi condusse una battaglia politica di rinnovamento morale.  
Nel 1886, «con qualsiasi sacrificio di pecunia » (per far fronte alle spese necessarie alla campagna elettorale dovette ricorrere a tre prestiti, accesi col Banco di Napoli, offrendo come garanzia i terreni di famiglia), diede inizio alla sua carriera politica nel 1 ° collegio di Cosenza. Fino al 1897, in Calabria, partecipò a sette competizioni elettorali per la Camera dei Deputati risultando eletto solo due volte.  Su di lui prevalsero, quasi sempre, o Giacomo Del Giudice, figlio del senatore Eugenio, di Belmonte, o il garibaldino Luigi Miceli, di Longobardi, sempre eletto dalla 8 ª alla 19 ª legislatura.  Per la sua concezione della politica era considerato un intruso da boicottare e da sconfiggere, «un nemico al quale impedire con ogni mezzo l'accesso al Parlamento » ma che Giolitti, nel 1902, definì «la migliore intelligenza della Sinistra radicale presente in parlamento ».
Con la prima elezione a deputato nel 1890 nel collegio di Paola,  come ricorda Musella,    Mirabelli «s'inserì nel ristretto numero dei politici repubblicani che da quel momento sarebbero stati eletti in quasi tutte le legislature ».    Con la fondazione nel 1895 del Partito repubblicano allargò i propri orizzonti politici e s'impegnò molto sul piano dottrinario. Rieletto  nel 1897,  con altri 21 parlamentari costituì il gruppo repubblicano  alla Camera e da allora, partecipando attivamente  alla vita parlamentare e politica della capitale fu proiettato «sempre più ai massimi livelli del partito e finì per fargli acquisire un prestigio notevole fra i repubblicani del paese » (Musella).    
Alla prima elezione,  perorando la soluzione dei problemi della Calabria,  dichiarò che avrebbe tenuto alti i suoi interessi negletti. Deluso dalla marcata politica clientelare, in Parlamento dichiarò che la lotta elettorale «è una baraonda, una zuffa, una guerricciola tra candidati, a ferri corti: meschina, avida, indegna di popoli civili. Nessun'alta idea, nessun nobile sentimento: domina sfrenata, petulante l'ambizione, la microscopia degli interessi individuali ».  
Ai comuni della provincia di Cosenza nel 1886 fece estendere i benefici che scaturivano dalla cosiddetta «Legge di Napoli », approvata nell'anno precedente per far fronte all'emergenza venutasi a creare dopo lo scoppio di un'epidemia colerica.  Nel 1887 si ebbero, in Calabria, 1.345 decessi per febbre malarica, nel 1895 altri 1.454 e nel 1900 ancora 1.144, conseguentemente si occupò delle bonifiche. Una legge del 1881 prevedeva la bonifica di 14.249 ettari di paludi causate dal fiume Crati. Dieci anni dopo, in Parlamento, fece riscontrare che si erano prosciugati solo 1004 ettari e che nel bilancio nazionale di quell'anno non vi era apposito capitolo di spesa allo scopo. Sullo stesso argomento interpellò il Governo circa i provvedimenti per eliminare le funeste conseguenze malariche originate dal torrente Torbolo, a partire dal 1844, causa di alta mortalità nel comune di Terrati, tanto da far ridurre quella popolazione da 1034 abitanti nel 1849 a 251 nell'anno 1901.
Difese ogni tipo di viabilità nell'intera provincia: la strada da Belvedere per Santa Agata e Lungro alle saline di Lungro; quella da San Giovanni in Fiore per Longobucco-Rossano; la strada da San Giovanni in Fiore a Cariati; la strada da Rocca Imperiale allo Spirito Santo di Civita; la strada da Mormanno a Scalea; quella da Coraci per Altilia, Malito, Grimaldi, Ajello e Serra d'Ajello che si collegava alla ferrovia Eboli-Reggio Calabria; il collegamento dalla stazione ferroviaria Rende-S. Fili alla nazionale Silana.  
Durante la XX legislatura, il 1 ° giugno 1897, presentò un ordine del giorno sulle strade ferrate. Nel corso della discussione sostenne che la legge del 1879 non era stata applicata con equità . Dopo aver indicato le linee già realizzate e quelle da costruire, chiese e difese la realizzazione della tratta ferroviaria Cosenza-Nocera Tirinese attraverso la valle del fiume Amato. Né Mirabelli né la Calabria mai videro la realizzazione della restante parte. Si preferì abbandonarla per la Cosenza-Paola, linea poi frettolosamente realizzata per esigenze belliche e messa in esercizio il 3 agosto 1915.  
Agli inizi degli anni Ottanta i vigneti della Calabria furono colpiti dalla fillossera e, dal 1884, il Governo iniziò una campagna anti fillosserica. A distanza di tredici anni, interpellò il ministro di agricoltura e commercio per sapere come mai era stato deciso «di chiudere la campagna antifilloserica abbandonando la zona esplorata ne' comuni di Lago, Ajello e San Pietro d'Amantea alla balìa dell'emittero funesto »
Si spese per il riconoscimento del diritto al voto alle donne e a difesa delle loro capacità nella vita pubblica. Pur aderendo alla sua proposta diversi deputati, invano, fu discussa nelle sedute del 15 giugno 1904 e del 16 dicembre 1905. Nella tornata del 25 febbraio 1907 sostenne fortemente, fra commenti, mormorii e approvazioni dei colleghi, una petizione con la quale Anna Maria Mozzoni  chiedeva il diritto al voto alle donne. In proposito ebbe a dire: «nella mia relazione parlamentare fui il primo a dichiarare che il diritto della donna all'elettorato poggia su ben altre e solide basi, che non sia quella di una interpretazione più o meno data dalla legge vigente. La donna ha ragioni morali, economiche, intellettuali, religiosi, civili e, direttamente o indirettamente, partecipa alle forme nuove dell'economia sociale, a tutte le battaglie della vita. La petizione profila mirabilmente questa grande rivoluzione che si è operata nella storia de' popoli moderni, nel mondo e nella vita della donna ». Lo stesso tema fu ripreso nel 1912 e Mirabelli fece ancora un lungo intervento a sostegno.
A maggio del 1906 si pronunciò a favore dell'abolizione del sequestro preventivo dei giornali da lui ritenuto un «sequestro di opinioni sorpassato dalla civiltà moderna ».  Riformato il sistema elettorale, passato all'uninominale, il partito Repubblicano gli offri il collegio sicuro di Ravenna,  città  dove fu eletto tre volte consecutive  fino al 1909. Non allentò mai la sua opposizione agli atti illiberali del governo, sempre schierato a favore del diritto prezioso delle riunioni.  Avanti negli anni, il 9 febbraio 1922, sposò Letizia Bocchetti.    Cessò di vivere a Napoli nel 1930. Con lui si  estinse quel ramo della famiglia Mirabelli.  

 

(Ferruccio Policicchio)   © ICSAIC 2020

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